Saper stare davanti a Dio

Sicuramente portiamo ancora negli occhi e nel cuore la suggestiva celebrazione della Dedicazione dell’altare con cui, domenica 11 agosto, siamo ritornati nella nostra “casa” profondamente rinnovata. I caratteristici passaggi della celebrazione sono stati, insieme all’omelia dell’Arcivescovo, una esaustiva catechesi non solo sull’importanza e sul significato degli spazi liturgici, in primis l’altare, ma soprattutto sulla nostra identità e vocazione di battezzati, chiamati ad essere insieme e ciascuno, tempio vivo dello Spirito Santo e Corpo di Cristo. Ciò che è stato celebrato e detto nei confronti dell’altare è stato rivolto, celebrato e detto anche a noi! Penso al segno delle reliquie dei santi deposte dentro l’altare e mi viene in mente all’importanza che riveste nel nostro cammino di fede attingere alla testimonianza dei santi e ricorrere alla loro intercessione, in quella chiamata alla santità che ci accomuna in quanto battezzati; penso all’unzione dell’altare e alle “unzioni crismali” che ci portiamo dentro dal giorno del Battesimo, alla Cresima e, per noi sacerdoti quella dell’ordinazione; penso alla preghiera di Dedicazione e alle centralità che assume nella comunità e nella vita del cristiano il dono dell’Eucarestia e il riferimento al sacrificio di Gesù che si rinnova per noi. Penso al rito dell’incensazione dell’altare preceduto dall’incenso all’assemblea, presenza di Cristo perché Corpo mistico di Cristo: mi sono ricordato dell’incenso con cui, insieme all’acqua battesimale, onoriamo il corpo del defunto nel rito di commiato, riconoscendo il bene che ha compiuto sulla terra e facendo salire a Dio le nostre preghiere di suffragio. Penso poi al bel momento in cui l’altare è stato asterso dal crisma, rivestito delle tovaglie pulite e profumate e poi illuminato a festa: come non pensare ai riti battesimali della consegna della veste bianca e della luce attinta al cero pasquale? Insomma, ci siamo davvero ritrovati nella nostra chiamata ad essere e a vivere da discepoli di Cristo. Partecipare al rito di dedicazione e guardare con gli occhi della fede il nostro altare, ogni volta che celebriamo l’Eucarestia, è un dono importante ma è anche una responsabilità che, concretamente, può iniziare ad esprimersi attraverso tre piccoli impegni:

  1. come ci ha ricordato l’Arcivescovo, vivere la Messa: non solo celebrare dentro chiesa ma portare la novità del Risorto e la forza dell’Eucarestia nella vita quotidiana, facendoci noi per primi segno di speranza, di carità e di fraternità nei nostri ambienti e tra le persone che incontriamo;
  2. custodire un clima di preghiera e di raccoglimento in chiesa (una specie di sogno impossibile!!!) evitando i discorsi inutili, le chiacchiere che distraggono e tutto ciò che non aiuti la preghiera e l’incontro con Dio. Ci sono altri spazi nella parrocchia per parlare tra noi, per crescere come comunità…, ma dentro chiesa è importante custodire sempre la possibilità del silenzio e del raccoglimento;
  3. avere l’accortezza di spegnere i telefonini (!!!!). Ormai fanno parte di noi, sembra non riusciamo a farne a meno: ma in chiesa l’unica chiamata cui rispondere è quella di Dio. Ci proviamo?

don Emanuele