Restituire speranza!

Una delle importanti novità del pontificato di Papa Francesco è la rinnovata e pressante attenzione rivolta ai poveri, riconosciuti come privilegiati in tutte le varianti, e l’istituzione della Giornata mondiale per il povero. Ogni giorno è dedicato a riconoscere attorno a noi i segni della povertà attraverso i quali il Signore desidera essere riconosciuto e accolto (non dimentichiamoci mai: ero affamato, ero assetato, ero nudo, ero forestiero…lo avete fatto a me!), eppure c’è bisogno di un momento dedicato e specifico perché sia prioritaria nelle nostre comunità l’attenzione a farsi carico e a farsi evangelizzare dalla povertà. Anche nella nostra parrocchia, domenica 24 novembre, dedicheremo la mattinata alla condivisione, alla preghiera e alla festa con fratelli e sorelle del nostro quartiere che bussano alla porta della parrocchia non tanto e non solo chiedendo aiuto materiale (pur importantissimo) ma con esso anche ascolto, amicizia, speranza e fiducia. “L’impegno dei cristiani,- ha scritto Papa Francesco in occasione di questa Giornata Mondiale dei poveri – nella vita di ogni giorno non consiste solo in iniziative di assistenza che, pur lodevoli e necessarie, devono mirare ad accrescere in ognuno l’attenzione piena che è dovuta ad ogni persona che si trova nel disagio. Questa attenzione d’amore è l’inizio di una vera preoccupazione per i poveri nella ricerca del loro vero bene.” Non è facile essere testimoni di questa preoccupazione e attenzione nell’odierno contesto della cultura consumistica, sempre tesa ad accrescere un benessere superficiale ed effimero. Eppure, nel nostro piccolo, come comunità e come cristiani nelle case di questo quartiere, non possiamo tirarci indietro e con creatività siamo chiamati a fare la nostra parte non solo per dare qualcosa ma per essere davvero vicini ai poveri e al loro grido di giustizia e di verità. In tal senso anche la recente iniziativa “Reti di famiglie” vorrebbe aiutarci a creare legami di solidarietà, di prossimità e di sostegno concreto a partire dalle piccole/grandi emergenze che la quotidianità presenta, anche tra vicini di case, troppo spesso estranei e sconosciuti, purtroppo alcune volte nemici, pur condividendo lo stesso pianerottolo e respirando la stessa aria. La speranza si comunica anche attraverso la consolazione, accompagnando i poveri non per qualche momento carico di entusiasmo, ma con un impegno che continua nel tempo. I poveri acquistano speranza vera non quando ci vedono gratificati per aver concesso loro un po’ del nostro tempo, ma quando riconoscono nel nostro sacrificio un atto di amore gratuito che non cerca ricompensa.

don Emanuele