Non passare indifferenti

L’8 febbraio, nella festa di santa Giuseppina Bakhita, schiava sudanese liberata e divenuta religiosa canossiana, si celebra la Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta degli esseri umani e lo sfruttamento sessuale. In tante parti del mondo, la tratta è una piaga che riguarda indistintamente tutti, ma colpisce anzitutto i più poveri e coloro che in vario modo possono definirsi “ultimi”, gli “scartati” della nostra società. Coloro che vivono ai margini e i più deboli, come le donne e i bambini, sono le vittime privilegiate di ingiustizie e soprusi. Alla tratta degli esseri umani, commercio di organi e tessuti umani, sfruttamento sessuale di bambini e bambine, lavoro schiavizzato, compresa la prostituzione non si può rispondere solo con impegni assunti solennemente, quanto aver cura che le nostre istituzioni, come pure tutti i nostri sforzi, siano realmente efficaci nella lotta contro tutti questi flagelli.

Mi ha colpito a riguardo una forte espressione di Papa Francesco: “Se ci sono tante ragazze vittime della tratta che finiscono sulle strade delle nostre città, è perché molti uomini qui – giovani, di mezza età, anziani – richiedono questi servizi e sono disposti a pagare per il loro piacere. Mi chiedo allora, sono davvero i trafficanti la causa principale della tratta? Io credo che la causa principale sia l’egoismo senza scrupoli di tante persone ipocrite del nostro mondo. Certo, arrestare i trafficanti è un dovere di giustizia. Ma la vera soluzione è la conversione dei cuori, il taglio della domanda per prosciugare il mercato”. Un triste e raccapricciante fenomeno che ci viene spiattellato ogni fine serata, e oramai a tutte le ore, anche nelle strade che costeggiano il nostro quartiere. Ragazze che spengono la luce della loro giovinezza e con essa lo stupore di amare senza sentirsi schiave. D’altra parte, come intervenire su adulti, purtroppo tanti sposati, e giovani che ricorrono alle ragazze di strada utilizzando la prostituzione? Intensificare l’azione educativa, certo, ma anche dare dei segnali più decisi e puntuali per estirpare questa piaga, dal cuore di chi ne usufruisce e dalla società. Possiamo sicuramente non passare indifferenti e, almeno nella preghiera, portare nel cuore il destino di queste ragazze; possiamo sostenere le iniziative di chi, anche mettendo a repentaglio la loro vita, quotidianamente offrono loro sostegno, ascolto e vicinanza nella carità; e possiamo dire la nostra perché anche a livello locale alcune misure legislative e di controllo vengano predisposte a tutela delle ragazze e anche della vivibilità delle nostre città.

don Emanuele